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pa, e i contadini continuano ad ammalarsi e a morire.
Il tempo si era fatto autunnale. Pioveva, in quei tre
giorni prima della recita, e non potevo andare a dipinge-
re in campagna. Passeggiavo per il paese, visitavo i miei
conoscenti, e restavo a lavorare nella mia camera. Prisco
era stato a caccia, era tornato con tre volpi, di quelle vol-
pi rosse di qui, e un uccello di fiume. Io dipinsi l uccello,
e le volpi, e feci il ritratto del Capitano. Un giorno, men-
tre dipingevo le volpi, avevo interrotto un momento il
lavoro, e guardavo, dalla finestra, nella strada. Era l ora
della siesta; nell albergo tutti riposavano, e c era un per-
fetto silenzio. Sentii un rumore affrettato di piedi nudi
scendere di volo la scala, e vidi Prisco, scalzo e in mani-
che di camicia, uscire con un gran salto nella via, entrare
come un fulmine nella porta di faccia, e uscirne, sempre
in silenzio, con un coltello in mano. Apersi la finestra, e
sentii un grande strepito di voci. Là in faccia c era una
rimessa, dove si fermavano i carrettieri di passaggio. Pri-
sco, che era in camera sua a fare la siesta, ma che usava
sempre dormire con un occhio solo, e con l orecchio te-
so, s era accorto di qualcosa che non andava bene là in
faccia, dove i carrettieri giocavano alla passatella. Aveva
visto qualcosa luccicare, e, svelto come un gatto, senza
infilarsi le scarpe e senza parlare, era arrivato in tempo
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Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
per strappare il coltello di mano a uno che l aveva levato
per ferire.
La passatella è il gioco piú comune quaggiú: è il gioco
dei contadini. Nei giorni di festa, nelle lunghe sere d in-
verno, essi si trovano nelle grotte del vino, a giocarla.
Ma spesso finisce male; se non sempre a coltellate come
quel giorno, in litigi e baruffe. La passatella, piú che un
gioco, è un torneo di oratoria contadina,,dove si sfoga-
no, in interminabili giri di parole, tutti i rancori, gli odi,
le rivendicazioni represse. Con una partita breve di carte
si determina un vincitore, che è il Re della passatella, e
un suo aiutante. Il Re è il padrone della bottiglia, che
tutti hanno pagato; e riempie i bicchieri a questo o a
quello, secondo il suo arbitrio, lasciando a bocca asciut-
ta chi gli pare. L aiutante offre i bicchieri, e ha diritto di
veto: può cioè impedire a chi si appresta a bere di porta-
re il bicchiere alle labbra. Sia il Re che l aiutante debbo-
no giustificare il loro volere e il loro veto, e lo fanno, in
contraddittorio, con lunghi discorsi, dove si alternano
l ironia e le passioni represse. Qualche volta il gioco è
innocente e si limita allo scherzo di far bere tutto a uno
solo, che sopporta male il vino, o di lasciare a secco pro-
prio quello che si sa amarlo di piú. Ma il piú delle volte,
nelle ragioni addotte dal Re e dall aiutante, si rivelano
gli odi e gli interessi, espressi con la lentezza, l astuzia, la
diffidenza e la profonda convinzione dei contadini. Le
passatelle e le bottiglie si seguono una all altra, per delle
ore, finché i visi sono accesi per il vino, per il caldo, e
per il destarsi delle passioni, aguzzate dall ironia e appe-
santite dall ubriachezza. Se ancora non scoppia la lite, è
in tutti l amarezza delle cose dette, degli affronti subiti.
Prisco lo conosceva bene, quest unico divertimento dei
contadini, e stava attento.
Quando, dopo l intervallo del coltello, ebbi finito di
dipingere le volpi, uscii per fare due passi. Aveva cessato
di piovere, e l aria del paese era piena dell odore di car-
Letteratura italiana Einaudi 169
Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
ne bruciata dei gnemurielli che erano posti su dei bra-
cieri, in mezzo alla strada, e che si vendevano a due soldi
l uno. Mi avviai per una scaletta, su verso l alto, e rag-
giunsi la casa dove avevo abitato negli ultimi giorni pri-
ma della mia partenza per Gagliano, quando, lasciato
l albergo di Prisco, avevo pensato di sistemarmi definiti-
vamente. La mia casa consisteva di una grande stanza
con due finestre, al primo piano, che mi aveva affittato
una vedova napoletana. Sotto, al pianterreno, c era una
bottega di falegname. La moglie del falegname, Marghe-
rita, mi faceva le faccende, e mi voleva molto bene. An-
che ora, quando mi vide arrivare di lontano, mi corse in-
contro per festeggiarmi.  Sei tornato? Resti qui con
noi?  Le dispiacque di sapere che avrei dovuto riparti-
re. Margherita era una vecchia, con un grande gozzo bi-
torzoluto che le deformava il collo, e un viso pieno di
bontà. Era considerata una delle donne piú intelligenti e
piú colte del paese, perché aveva fatto fino alla quinta
elementare, e ricordava perfettamente tutto quello che
aveva imparato. Quando veniva nella mia camera, mi ri-
peteva infatti le poesie di quei suoi vecchi tempi di scuo-
la: la Spedizione di Sapri, la Morte di Ermengarda. Le
ripeteva stando in mezzo alla stanza, ritta in piedi, con le
braccia rigide e pendenti lungo il corpo, recitandole co-
me cantilene. Ogni tanto si interrompeva per spiegarmi
il significato di qualche parola difficile. Margherita era
affettuosa e gentile. Mi diceva spesso:  Non essere tri-
ste se la tua mamma è lontana. Hai perduto una mamma
ma ne hai trovata un altra. Io sarò la mamma tua  . Mal-
grado il suo gozzo, era veramente materna. Aveva avuto
due figli, che ora erano grandi, e avevano già famiglia:
uno era in America. Dei figliuoli mi parlava sempre, e
volentieri, e mi mostrava le fotografie dei nipotini. Ma
quando un giorno le chiesi se non ne avesse avuti altri, si
mise a piangere di tenerezza al ricordo del suo terzo
bambino, il prediletto, che era morto, e mi raccontò, fra
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Carlo Levi - Cristo si è fermato a Eboli
le lagrime, la sua storia. Questo figlio era il piú bello di
tutti. Aveva poco piú di un anno e mezzo, e parlava già
bene, aveva dei bei riccioli neri e degli occhi vivaci: e ca-
piva ogni cosa. Un giorno d inverno, che c era la neve
sulla terra, Margherita l aveva affidato a una sua comare
e vicina, che l aveva portato con sé in campagna, mentre
andava a far legna. Alla sera la vicina tornò a casa sola, e
disperata. Aveva lasciato il bambino, che camminava
ben poco, per pochi minuti, mentre raccoglieva, nel sen-
tiero del bosco, delle frasche: ma, tornata, il bambino
non c era piú. Aveva girato là attorno dappertutto, del
bambino nessuna traccia. Certo doveva averlo preso un
lupo o un altra bestia del bosco, e non si sarebbe trovato
mai piú. Margherita e suo marito, e tutti i contadini, e i
carabinieri partirono subito, e per tutta la notte e nei
giorni seguenti batterono tutta la campagna, metro per
metro; ma il bambino non fu trovato, e la ricerca, dopo
tre giorni, fu abbandonata. Il quarto giorno, alla matti-
na, Margherita, che girava sola e sconsolata per la cam-
pagna, incontrò, alla svolta di un sentiero, una donna
grande e bella, col viso nero. Era la Madonna di Viggia-
no. Le disse:  Margherita, non piangere. Il tuo bambi-
no è vivo. È laggiú nel bosco, in una fossa da lupi. Va a
casa, fatti accompagnare, e lo troverai  . Margherita cor-
se, e, seguita dai contadini e dai carabinieri, giunse nel
luogo indicato dalla Madonna. Nella fossa da lupi, in
mezzo alla neve, giaceva il suo bambino, tranquillamen-
te addormentato, tutto rosa e tiepido in mezzo a quel [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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